Gerusalemme tra Cielo e Terra, la Città del Tikun Olam

Questa personale è una Mostra meditata, le fotografie sono state scelte con cura, è particolare, tratta un aspetto, la Preghiera, espressa fisicamente in Gerusalemme.

 

Gerusalemme ha un fascino, non esotico, ma rivendica un’attrazione emotiva non indifferente, qui, le tre religioni monoteistiche hanno una sede speciale.

 

Per gli Ebrei è una promessa che si rinnova ogni Pasqua nell’augurio del“l’anno prossimo a Gerusalemme”, è la città del Tempio dove Dio stesso ha dimorato.

 

Per i Cristiani è la città dove Gesù è morto e risorto, è la città su cui ha pianto e dove è avvenuta la Passione ovvero il tempo dove il divino e l’umano si sono mischiati tra Amore e dolore, è il fondamentale del Cristianesimo.

 

Per gli Islamici, è la terza città santa, anzi, Gerusalemme stessa è denominata “La Santa” la tradizione la vuole come il luogo dove il Profeta Maometto è asceso al cielo. E’ qui che avverrà il “Giorno del Giudizio” precisamente sotto il pozzo delle anime nella moschea di Omar o altresì conosciuta come la Cupola della Roccia.

 

Nonostante le fugaci e didascaliche descrizioni, sul significato che ogni religione riversa su questa città, è evidente che ognuna la considera fondamentale per la sua Fede, e quindi irrinunciabile.

 

Questa mostra, quindi, non vuole affrontare queste differenze né tantomeno le conseguenze politiche di queste visioni di fede ma bensì porre l’accento su ciò che unisce e non su ciò che divide, la Preghiera unisce, se si prega l’Unico Dio che è Amore, Pace, Misericordia, unisce sempre.

 

La magia di Gerusalemme è qui, nel vedere uomini e donne di religioni diverse pregare incessantemente Colui che tutto può. I riti, i culti diversi e le loro preghiere salgono a Dio come l’offerta dell’incenso.

 

Per molti la preghiera è un atto senza senso, un’azione da vecchi, anacronistica, un fatto che non porta nulla ma diceva George Meredith “Se dalla preghiera si alza un uomo migliore, la preghiera è esaudita.

 

Fa paura il silenzio, la meditazione su se stessi, o semplicemente confrontarsi con le Scritture Sacre, pongono domande intime, profonde, dove non si può mentire a se stessi, e spesso mancano le parole, non si sa né cosa chiedere e ci si sente inadeguati ma Mahatma Gandhi ripeteva sovente “È meglio, quando si prega, avere un cuore senza parole piuttosto che delle parole senza un cuore”.

 

C’è un fascino, c’è un calarsi in situazioni intime, c’è un “sentire” e un “vedere” in Gerusalemme, c’è una riscoperta di se e ci si vede e ci si sente diversi, e per certi versi è così, non si può rimanere indifferenti ed emozionalmente distanti davanti a tutto questo cercare Dio.

 

C’è una definizione ebraica, “Tikun Olam”, che una traduzione approssimativa può indicare come “il riparare”, “il perfezionare il mondo”, ecco, la preghiera ha anche questa funzione, ripara, perfeziona il mondo e allontana il caos. Gerusalemme vive il Tikun Olam, ripara e perfeziona questo nostro mondo incapace di guardarsi dentro e di avere visioni di Pace, incapace a rendersi conto che Dio è Uno, e noi, solo figli ma ciechi nel non riconoscerci fratelli.